Scritto da: admin 17 Gennaio 2017 categorie: Senza categoria Memorie antiche Erboristeria Tradizionale tradizione Altri articoli

Concretizzare l’uomo come microcosmo che racchiude in sé il macrocosmo.
 Come fenomeno vivente – forma – corpo – e nuomeno; essenza e psiche.
Aspetti interdipendenti che agiscono uno sull’altro.
Aspetti di una unità qual è l’individuo umano.
Ma è anche figlio della terra madre/matrice di vita.
Chi la conosce veramente? giacché in essa agiscono atti conosciuti
atti  imponderabili non ancora sufficientemente noti

DIVAGAZIONI E CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Ogni volta quando osserviamo un organismo vivente, pluricellulare, non finiamo mai di stupirci di quanto

siano ben organizzati tutti i miliardi di cellule che lo compongono e come queste contravvengano al

disordine cui la vita non può sfuggire dalla sua immanenza: come la sua continuità sia strettamente legata

alla capacità di utilizzare materia ed energia che attinge dall’ambiente a suo esterno restituendoli poi sotto

forma di scorie e di calore.

Sappiamo come l’organismo umano viva grazie alle sue cellule, e come queste operano in un incessante

rimaneggiamento dei metaboliti presenti nel loro citoplasma formato da un delicato film liquido

contenente sostanze che conducono alla formazione di altre sostanze e così di seguito fino al prodotto

finale e, nel contempo, di eliminare biossido di carbonio e tutti i prodotti di scarto del proprio metabolismo.

Sappiamo anche che partendo da corpi chimici relativamente semplici la cellula sia in grado di costruire

composti altamente complessi tramite continui rimaneggiamenti sequenziali di scissioni e nuove risintesi

fino al prodotto finale: ovvero a molecole organiche i cui diversi destini biologici sono attribuite le

particolarità di ogni “via metabolica” atte a costituire una estesa rete di canalizzazioni il cui significato

risulta fondamentale per l’esplicazione di vita organica. Inoltre hanno necessità di un quid umorale interno

(citato dal Cannon come milieu interne), caratterizzato dalla presenza acqua, oligoelementi, vitamine, ecc,

la cui omogeneità va soggetta ad un incessante rimaneggiamento in termini di equilibrio dinamico secondo

un copione ontologicamente preordinato.

Sappiamo anche come la sostanza vivente abbia in comune tutta una serie di caratteristiche che

permettono di distinguerla dalla non viva: che possiede una propria individualità, una propria

organizzazione, una propria diversità, tutto intimamente connesso, interconnesso e mediamente

interdipendente tramite una complessa rete di relazioni nella quale tutti gli attributi biologici necessari

alla vita vi sono esplicati e regolati

Una sostanza vivente assoggettata a processi di autocontrollo su avvicendamenti che producono o

riproducono continuamente se stessi nei propri modelli di organizzazione molecolare, in subordine alla

preservazione di reciproche interconnessioni tra i vari cicli metabolici a patto pero che conservino la loro

individualità processuale.

Potremmo chiederci infine se sia opportuna un riflessione sulla individualità processuale dei cicli

metabolici. La risposta è affermativa poiché nei sistemi organici si esplicano in termini di coerenza tra

scissione e risintesi svincolati da una linearità di causa – effetto.

Viene allora spontaneo chiedersi come sia possibile tutto ciò, e il fatto stesso che ci poniamo questa

domanda significa che non diamo ancora una risposta esaustiva, poiché ciò che sottende ai processi vitali

appartiene a cose che non possiamo oggi completamente dimostrare con le nostre attuali conoscenze

In Erboristica è dunque fondamentale l’importanza data al continuo rimaneggiamento della

intercambiabile reciprocità tra le connessioni raffiguranti un sistema di canalizzazione di estese vie

metaboliche tanto da rappresentare, nel loro insieme, un supersistema a circuiti multipli in subordinate al

concetto che tutto agisce su tutto e tutto coordina tutto subordinatamente alla condizione individuale del

momento in atto connessa e necessitata di “sistema finalisticamente organizzato”, legittimandolo (citando

Lamarck) “in forza di una necessità interiore degli organismi viventi secondo i propri bisogni di

appressamento filogenetico ontologicamente definibile come vincolo di sopravvivenza”, trova sostegno

principalmente nella solidale inclinazione a riunire in un comune denominatore recepibile come “sistema

aperto, cellulare, delimitato da un confine selettivo qual è la pelle percorso da flussi” prospettato da Pietro

Omodeo, “nella misura in cui abbraccia incondizionatamente il paradigma riguardo l’ottimizzazione di

“ambienti mutevoli” all’interno della compagine umana concepita come solidale compagine di strutture

caratterizzare da corpi chimici che entrano a farne parte, poiché niente fa parte del nostro organismo che

non dipenda da un incontro tra corpi chimici aggregati tra loro; ed è naturale che sia così perché noi siamo

“relazione tra sostanze diverse”, dove la nostra stessa esistenza è un concerto di “incontri” tra corpi

chimici i quali, aggregandosi dentro di noi, formano e mantengono momento dopo momento il nostro

organismo in un comune accordo convergente verso un unico scopo..Dove i corpi chimici che ne fanno

parte, se studiati separatamente, non hanno in sé l’idea della vita se non quando, aggregandosi all’interno

della cellula, vanno a formare lo stato di fondo dei vari sostrati organici

La sostanza vivente ci si presenta dunque con un ordine, con una forma, o meglio con disegni più o meno

complessi di forme ben definite, sulle quali si impiantano le funzioni: Dobbiamo subito sgombrare il campo

dall’ozioso dilemma, se sia la funzione a creare la struttura, o se preesista un sostrato morfologico su cui si

impiantano poi le funzioni. Forma e funzione son inscindibili, sono i due aspetti cui si presenta un’unica

realtà con facoltà indissolubilmente legate e interdipendenti, che non sono mai caotiche quando le

osserviamo a determinati livelli ai quale corrispondono determinate proprietà chimico – fisiche che, negli

organismi viventi si parla di funzioni, implicando velatamente un certo finalismo o come riconoscimento

obiettivo di una certa coordinazione tra strutture e proprietà tra loro tale da rendere possibile la vita: una

certa forma di vita, coordinata messa a punto filogeneticamente e ontologicamente predeterminata lungo

tutto il suo percorso evolutivo.

E’ sopra questi argomenti che è nata, e si svolge tutt’ora, la discussione tra finalismo e determinismo, tra

Fitoterapia Tradizionale Erboristica e Fitoterapia Clinico Farmaceutica: argomenti che lo scrivente si è

sempre tenuto lontano visto che su questo punto non possiamo disquisire, poiché finalisti e deterministi

non possono diversificarsi, poiché ambedue parlano di funzioni e di organi, apparati e sistemi nei quali

troviamo sempre un elemento microscopico nella struttura della cellula

segue la seconda parte...

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