Scritto da: admin 06 Giugno 2014 categorie: Erboristeria Tradizionale tradizione denti gengive neem

ARTICOLO PER VAL D’ORCIA – DI Luigi GIANNELLI – PIANTE TIPICHE

La Val d’Orcia è una delle zone più ricche di flora tipica della Toscana e, forse, dell’Italia.
Innanzitutto, nonostante la non vicinanza con il mare, risente del suo inesorabile influsso e si crea una forma di macchia mediterranea, al tempo stesso tipica e con caratteristiche peculiari.
Il terreno, prevalentemente argilloso, misto ad ampi banchi di travertino (che è calcare “spugnoso-cavernoso” a carattere sedimentario-termale), favorisce le specie che amano l’alcalinità e la secchezza, tuttavia vicina ad un corso d’acqua importante (l’Orcia) e prossima alle fonti termali.
Nel mondo antico località come questa erano considerate vere miniere di materie prime di grandi utilità, vegetali, ma anche minerali ed animali.

Elemento caratteristico della macchia mediterranea è il Lentisco (Pistacia Lentiscus L.) della famiglia delle Anacardiacee (di essa fanno parte l’Anacardio, il Pistacchio, il Terebinto; alcune fonti di frutti oleaginosi, quasi tutte emettono –in condizioni particolari - delle gommo-resine).
Appunto, una delle gommo-resine più famose fin dalla più remota antichità è il Mastice (dal greco “Mastikà”).
Il Lentisco, ahimè, in Val d’Orcia, non trova un clima adatto ad emettere questa preziosa gommo-resina. Essa è tipica dell’arcipelago ellenico. L’isola più importante per la produzione del Mastice è l’isola di Chio: celebre nei mercati e nei traffici del mondo antico, ma ancor oggi non è stato dimenticato, era il “Mastice di Chio”.
Era usato popolarmente sia come una sorta di “chewing-gum”, masticato energicamente per rafforzare le gengive e curare disturbi di stomaco. Tant’è vero che una parte dell’olio essenziale che si trova nella gommo-resina, molto gradevolmente aromatica, è attivo sull’Helycobacter pylori, responsabile di molti danni alla mucosa gastrica.
Sappiamo bene che gli antichi, pur non sapendo molte cose che sappiamo oggi, si comportavano come se le conoscessero perfettamente!
La tradizione contadina locale faceva usare le foglie ed i giovani rametti di Lentisco per curare le gengive infiammate, i denti smossi, la piorrea, il mal di gola……. Ed il mal di stomaco!
I nostri contadini masticavano le foglie come i contadini greci masticavano il Mastikà.
Ma vediamo i “sacri testi” (Quelli di Dioscoride – originario di Anazarba, in Cilicia, medico militare sotto Vespasiano e Tito nella Prima Guerra Giudaica, Imperatore il buon Nerone, e di Galeno, medico personale imperiale, da Marco Aurelio fino a Settimio Severo):
Come sempre “aggiusteremo” alcune parole e frasi secondo la mentalità odierna, per facilitare la lettura.
Dioscoride, Materia Medica, Libro I°, Cap. 72° (vers. Mattioli)
<<……………Ogni parte della pianta ha virtù astringente, ovvero i frutti, le foglie, i rametti, la corteccia e le radici. Con la corteccia, le foglie e le radici se ne fa un liquido in questo modo: si cuociono lungamente nell’acqua; poi si toglie dal fuoco, si raffredda, si filtra e si torna a far bollire finché non assume la consistenza del Miele. Si beve il Lentisco, con successo, per curare il vomito di sangue, i flussi del corpo uesto motivo cura le infiammazioni dello stomaco, dell’intestino e del fegato. Considerato il bilancio finale delle sue qualità, risulta Caldo e Secco nel II° grado. Quello nero è detto “Egizio” ed è più disseccante e meno astringente e quindi più adatto a disperdere i flussi Umorali per traspirazione; sempre per questo motivo è un eccellente rimedio per i foruncoli. Macerandolo con Olio si ottiene l’ Unguento Masticino, ma lo si prepara solo con il “Chio” e non con l’ “Egizio”. Questo Unguento ha le stesse proprietà della droga tal quale >>.

Attenzione: mentre la descrizione di Dioscoride è comprensibile a tutti ancor oggi, perché più semplice e pratica, il testo di Galeno è molto più complesso ed occorre conoscere bene la Dottrina Umorale, secondo quella che abbiamo definito “Medicina Tradizionale Mediterranea”, in uso da noi fino alla fine del XVIII° secolo.
I fenomeni naturali sono descritti secondo le Quattro Qualità (Caldo, Freddo, Secco e Umido) ed una loro accurata graduazione: il Lentisco è secco (perciò dissecca) tra il II° ed il III° grado, ed è equilibrato tra Calore e Freddezza. Invece il Mastice è Caldo e Secco nel II° grado.
Tenendo conto che la graduazione va dal I° grado al IV° (il massimo) si capisce l’intensità degli effetti. Inoltre il Caldo ed il Secco generano l’Elemento Fuoco, il Caldo e l’Umido l’Elemento Aria, il Freddo e l’Umido l’Elemento Acqua, il Freddo e il Secco l’ Elemento Terra.
Quindi, mentre il Lentisco è solo essiccante, il Mastice è governato, pur in basso grado (il II°) dall’Elemento Fuoco.

Concludendo, possiamo usare il nostro Lentisco, raccogliendolo in Val d’Orcia, tenendo conto che la pianta è attiva raccolta in tutte le stagioni, ma tra l’inverno e la primavera, oppure nell’estate.
E’ più ricco o della componente astringente (stagioni fredde) o della componente aromatico-resinosa (stagioni calde). Meglio raccoglierlo a luna calante, come la maggior parte delle piante.

E’ utile sia per uso interno (diarree, emorragie, ulcerazioni alle mucose digestive), sia nell’uso esterno (come colluttorio gengivale, nelle forme lievi di piorrea, nelle infiammazione del cavo orale e soprattutto nelle emorragie post-estrazione o altri piccoli interventi odontoiatrici); eccellente per fare gargarismi per il mal di gola. Ottimo emostatico nelle piccole ferite accidentali.
Si può usare come decotto di alcuni minuti (non facciamo come gli antichi) e lasciar riposare almeno due ore o tutta la notte.
Ottimo l’estratto idroalcolico, da fare con alcool (quello “Buon Gusto”, da liquori) a gradazione intorno ai 60°. La soluzione si prepara mescolando 600 ml di alcool e 400 ml di acqua distillata o meglio ancora con acqua minerale povera di Sali.
Si lascia in macerazione almeno un mese, poi si scola, si spreme, e poi si filtra con carta-filtro o con cotone idrofilo, messo “a spessore” in un imbuto.
La soluzione idroalcolica così fatta, blocca le emorragie da piccoli interventi odontoiatrici in pochi minuti, quando occorrono a volte un paio di ore.

Per ottenere colluttori e preparati più attivi si mescolano le foglie fresche ben triturate con piante ad azione analoga o potenziante, come la Mirra (anche essa è una gommo-resina), i Chiodi di Garofano, la Genziana, tutte piante emostatiche, astringenti o antidolorifiche (soprattutto la Mirra e i Chiodi di Garofano).
Ottimo decotto per le forme gastriche ulcerose o semplicemente infiammatorie così fatto: un pugno di foglie di Lentisco, Melissa, Cannella triturata, Liquirizia e Malva, più o meno in parti uguali. Se ne fa un brevissimo decotto (1 minuto!), poi si lascia riposare per 15 minuti e si beve a fine pasto.
Gli ipertesi e quelli che non vogliono la Liquirizia, si mette dell’Anice semi (in realtà sono i frutti).
Ed ora…….. buona raccolta! Ci raccomandiamo sempre di raccogliere solo le quantità che servono all’uso personale.
Le foglie possono anche essere essiccate, conservando i loro poteri, ma dato che la pianta è sempre ben fogliuta, anche sotto la neve, perché non raccoglierla semplicemente quando ce n’è bisogno?

Note:
1) Resina e Gommo-resina: la resina è un polimero di materie terpeniche, solubile solo nelle materie oleose; la gomma è un polisaccaride, che si disperde, formando gel, solo in acqua e soluzioni acquose; le gommo-resine sono complessi dei due polimeri, parte idrofili, parte lipofili.
La parte resinosa contiene anche un olio essenziale, al quale abbiamo sopra accennato.
2) Si sofistica con l’Incenso: si pensi al valore del Mastice, considerando che l’Incenso, all’epoca era molto costoso! Ancor oggi il Mastice costa più dell’Incenso.

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